In pochissimo tempo, Spotify ha scalato la classifica delle aziende con le migliori strategie marketing di tutti i tempi. Campagne marketing studiate, azzardate, creative si sono unite a una comunicazione chiara, semplice e lineare che è riuscita a conquistare tutti, dai teenagers agli adulti rockettari malinconici degli anni ’70.

La nascita di Spotify

Era il 2008 quando una start up svedese Spotify AB lanciò un servizio musicale che offriva lo streaming on demand di una vastissima selezione di brani di numerosissime case discografiche. L’inizio fu a dir poco faticoso: Spotify AB chiuse l’anno con una perdita di 4.4 milioni di dollari.

Il gruppo di geni dell’informatica, tuttavia, non si arrese e, pian piano trovò la strada verso il successo.

Spotify, Apple Music e Amazon Music: qual è la principale differenza

Ad oggi, c’è un solo, indiscusso, inarrivabile re dello streaming musicale: spotify. Con 113 milioni di abbonati, Spotify si mantiene largamente primo in classifica, seguito al secondo posto da Apple music (che ha riportato 60 milioni di abbonati) e al terzo posto da Amazon Music, con 55 milioni abbonati (qui potete trovare maggiori informazioni).

Ma Spotify offre davvero un servizio così irraggiungibile?

Basta una breve ricerca in internet per capire che no, il servizio di Spotify non è così qualitativamente e quantitativamente superiore agli altri due colossal. Per esempio:

  • Amazon Music ha tre livelli di qualità della musica, contro l’unico livello di Spotify e di Apple Music;
  • i brani disponibili sono 35 milioni per Spotify contro i 50 milioni reperibili su Amazon Music e Apple Music (qui potete trovare ulteriori paragoni).

E allora cosa rende Spotify così speciale?

Ve lo dico in capital letters: LE SUE STRATEGIE MARKETING!

Spotify: strategie marketing e segreti creativi

Spotify è partito dall’idea, confermata poi da un sondaggio Inhouse del 2019, che le persone siano oggi troppo stimolate visivamente e che, in questo contesto, l’audio riesca a offrire una buona via di fuga.

Ecco allora tutti i mondi di possibilità che si aprono sfruttando il solo audio, permettendo ai brand di veicolare identità, messaggi, valori in un modo quasi inedito.

Ma qual è la differenza rispetto alla radio?

La radio è un mezzo di comunicazione uno (il radio speaker) a molti (gli ascoltatori), mentre Spotify ha creato un’offerta (che sembra) uno a uno: playlist personalizzate, allert all’uscita dell’ultimo singolo del cantante preferito, home che cambia a seconda di ciò che si ascolta… Insomma, Spotify è riuscito nella nobile arte di far sembrare che ogni scelta sia fatta appositamente per noi.

Partendo da questa strategia marketing di base, Spotify è poi riuscito a creare delle campagne marketing semplici ed efficaci.

Come, per esempio, questa grafica che ci fa sentire speciali e importanti agli occhi di Spotify:

spotify

 

In un’intervista di Ninja marketing, Ester Gazzano, Head of Consumer Marketing Southern & Eastern Europe di Spotify (qui potete trovarla al completo) ha parlato dello spot creato per Sanremo 2021: niente shooting, nient attori, solo uno schermo nero con una scritta: “Dopo averlo guardato, inizia ad ascoltarlo” indirizzando il pubblico direttamente sulla piattaforma di Spotify dove – ad attenderci – c’era già la playlist di Sanremo.

Ma, al mio personalissimo numero 1 nella classifica delle migliori strategie marketing di Spotify c’è senza dubbio Wrapped.

Wrapped: la campagma marketing geniale di Spotify

Nel 2021 la data tanto attesa è stata il 1° dicembre: proprio da quel giorno, per ogni utente di Spotify in possesso dell’app gratuita, era disponibile il mio Wrapped. Con questa strategia marketing, Spotify ci racconta il nostro anno trascorso sulla piattaforma, mostrandoci gli artisti che più abbiamo ascoltato, le canzoni che più abbiamo amato, il genere musicale nel quale più ci identifichiamo.

Come sono riusciti a trasformare una cosa tanto intima in un vero trend sui social?

Facile: hanno lanciato l’hashtag #spotifywrapped e hanno curato così perfettamente ogni aspetto della comunicazione che era davvero impossibile resistere alla tentazione di condividere con gli altri il proprio risultato.

Giulia Ventrici ha analizzato ogni minimo dettaglio di questa campagna marketing (qui potete leggerne tutti i dettagli) e ha messo a nudo i segreti di Spotify: grafiche pazzesche, linguaggio informale e FOMO (= Fear of Missing Out) hanno spinto così velocemente il nostro dito su quel “condividi” che – forse – non ci siamo nemmeno accorti di aver concesso dati e informazioni personali in una storia o in un post Instagram.

Si, OVVIAMENTE, anche io volevo sapere il mio #Spotifywrapped ed è risultato che – a parte che ascolto davvero troppa musica – sono piena di rimpianti e di speranza 🙂