Oggi voglio proporvi un viaggio nel tempo e nello spazio. Sarà che sono in astinenza da Outlander, sarà che sto iniziando a prepararmi per il prossimo WMF (se non sai cos’è, qui puoi trovare i dettagli), ma oggi voglio farvi salire con me su una macchina del tempo per rivivere insieme la storia delle origini del marketing.

È il 1910 quando – ovviamente negli Stati Uniti – sorge la prima istituzione composta da professori e studiosi della pubblicità: la Association of Teachers of Advertising.

Pochi anni dopo, nel 1929, tutto il mondo viene stravolto dal crollo della borsa di Wall Street. In seguito a quel 29 ottobre, il mondo del commercio e del mercato fu costretto a rivedere il modo di pensare al consumo in una chiave più “etica” e “sostenibile”. Ovviamente i significati di questi concetti sono lontani anni luce dalla connotazione che hanno preso oggi giorno: è necessario leggere questi termini pensando al contesto socio-politico-culturale del tempo.

Per incoraggiare la ripartenza, gli Stati Uniti iniziano ad approcciarsi per la prima volta alla grande distribuzione in modo organizzato e scientifico: nascono i primi avi delle ricerche di mercato.

È così che l’anno successivo viene fondata anche l’American marketing society: la prima associazione dedicata al marketing non solo concentrata sul mondo accademico, ma soprattutto sul mondo pratico, accogliendo manager, imprenditori e titolari di impresa.

5 anni dopo arriva la prima definizione di marketing: “l’insieme delle attività d’impresa realizzate al fine di governare e indirizzare il flusso di beni e servizi da chi produce a chi consuma.”

La storia del marketingUna guerra mondiale dopo, ci ritroviamo negli anni ’50, gli anni del cosiddetto boom economico (lo sapevate che la parola boomer viene proprio da qui? Viene usata per indicare coloro che sono nati tra gli anni 50 e 60!). È in questa situazione di rinascita che il marketing prende davvero piede: le aziende avviano un flusso di comunicazione con i propri utenti (allora indistinti, il concetto di target arriva qualche anno più avanti) al fine di convincerli ad acquistare il proprio prodotto. Scordatevi del politicamente corretto, scordatevi della brand identity, scordatevi del green marketing: si parla di marketing fondato su luoghi comuni, su stereotipi di genere e sì, purtroppo anche sul razzismo.

Le cose iniziano a cambiare grazie al lavoro di Philip Kotler che, a partire dal 1969, ha dedicato la sua vita allo studio del marketing. Ancora oggi la sua definizione del marketing è quella maggiormente riconosciuta “Il marketing consiste nell’individuazione e nel soddisfacimento dei bisogni umani e sociali”.

Ecco allora che il focus passa dal prodotto al cliente, da ciò che un’azienda ha da offrire a ciò che una persona desidera/ ha bisogno di avere: il marketing passa da una prospettiva “push”, ovvero di spinta dei prodotti sul mercato, ad una “pull”, in cui attraverso l’analisi e le ricerche di mercato l’obiettivo è di comprendere i desideri dei consumatori.

Gli anni successivi sono una continua e incessante rivoluzione di modi di comunicare, incoraggiata soprattutto dalla never-ending evoluzione tecnologica: dalle pubblicità in radio e in televisioni si è passati al telemarketing, al marketing social, al social media marketing e così via.

Insieme ai mezzi di comunicazione cambiano anche le tematiche, le modalità e il linguaggio: si inizia a fare spazio alla necessità di inclusione, di equità, di uguaglianza, di sostenibilità.

Ma riprendiamo la macchina del tempo e torniamo in questo 2022 di rinascita, ricordandoci che nulla è definitivo nel marketing come nella vita e che è necessario stare costantemente al passo con le nuove strategie di comunicazione che si evolvono e si adattano ai nuovi bisogni della società.

 

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