Qualche giorno fa sono incappata in uno studio interessantissimo su come la pubblicità e il marketing influenzino ogni giorno temi importanti, come la diversità e l’inclusione. Lo studio in questione è Diversity & Inclusion promosso dall’Integral AD Science, una piattaforma globale attiva per la misurazione e l’ottimizzazione della comunicazione dei media.

I risultati sono strabilianti: l’88% dei consumatori italiani (quasi 9 persone su 10!) ritengono fondamentali i temi della diversità e dell’inclusione e il 65% di loro ritengono che sia (anche) compito dei brand promuovere la sensibilità su questi temi. Questo studio mostra inoltre come lo sforzo fatto dai brand per fare passi in avanti verso la diversità e l’inclusione sia ripagato in termini di acquisto: il 45% degli italiani, infatti, modifica le decisioni di acquisto in base a quanto un brand sia impegnato su questi temi. Addirittura, il 38% degli intervistati ha dichiarato che arriverebbe a boicottare le aziende che non prendono sul serio la diversità e l’inclusione.

Un po’ di teoria: marketing etico e social impact marketing

Prima di vedere i miei esempi preferiti delle strategie marketing che si focalizzano sull’inclusione e sulla diversità, mi sembra giusto fare una distinzione tra social Impact Marketing e marketing etico. La differenza è sottile, ma fondamentale:

  • Il social impact marketing è l’applicazione di strategie di comunicazione o di strategie di vendita per promuovere prodotti, servizi o comportamenti pensati per il benessere collettivo e/o della persona. Rientrano nel social impact marketing le pubblicità per incoraggiare a smettere di fumare, per smettere di bere, per prestare attenzione mentre si guida…
  • Il marketing etico è invece una strategia marketing che mette al centro della comunicazione valori sociali ed ecologici per trasmettere una visione “pura” del brand o del prodotto. Rientrano nel marketing etico, per esempio, le pubblicità che si focalizzano sull’inclusione e il social media marketing che si concentra sull’ambiente (ve ne avevo parlato anche qui).

Pubblicità inclusiva

E ora veniamo alla mia parte preferita: gli esempi pratici dai quali prendere ispirazione! Vi riporto una carrellata di pubblicità inclusive che hanno fatto (e fanno tutt’ora!) la storia del marketing etico.

  • Inclusività: più taglie per tutti. Sono moltissimi i brand che stanno pian piano aggiungendo nuove taglie alla propria offerta: non si tratta di inneggiare all’obesità, ma si tratta di offrire una soluzione di stile per tutti i corpi. Il cambiamento più rivoluzionario è arrivato da Victoria’s Secret con un bellissimo esempio di social media marketing nel quale dicono: siamo cambiati e ci stiamo migliorando per essere un punto di riferimento per tutte le donne. Potete vederlo qui.
  • Diversità: la mutevolezza della bellezza. Un’altra strategia di marketing etico è introdurre modelle diverse per mostrare tutte le sfumature di bellezza, uscendo dai canoni tradizionali. Valentina Sampaio (prima modella transgender), Sofia Jirau (modella con la sindrome di Down), Armine Harutyunyan (modella armena lontana dai canoni classici di bellezza) e Silvia Caldeorini (modella queer) sono solo alcuni esempi utilizzati da grandissimi marchi come Gucci impegnati a sdoganare il concetto di bellezza inteso come unico e solo stereotipo.
  • Normalità: andiamo bene così come siamo. Il brand Dove – da sempre impegnato nel marketing etico – ha lanciato una campagna di social media marketing guidata dall’hashtag #SHOWus pensato per raccontare le storie di persone comuni e per far sentire a proprio agio ciascuno di noi.

Secondo alcuni il marketing etico è solo l’ennesima trovata per raggiungere al meglio un bacino di utenti più ampio. Io credo invece che il marketing sia una forma d’arte che, in quanto tale, ha un ruolo importante per cambiare le cose nella percezione di noi stessi e della nostra società.

Voi cosa ne pensate?